La psicoterapia congiunta genitore – bambino, è un approccio psicoterapeutico basato su attività ludico-espressive che il genitore pratica assieme al proprio bambino. La stanza in cui si svolge l’attività è una piccola sala giochi dove, alla presenza di un operatore psicologo, il genitore si cimenta nella relazione con il figlio.
Questo approccio ha come obiettivo sia la prevenzione di disagi relazionali importanti, che interrompe strutture relazionali disarmoniche o addirittura patologiche. La psicoterapia congiunta genitore-figlio permette al genitore, all’interno di un luogo protetto e stimolante, di esprimere i propri sentimenti, paure ed angosce rispetto al proprio ruolo e a capirne il senso profondo. Il genitore viene aiutato a recuperare il coraggio di amare ed educare il figlio, la speranza e la fiducia nelle proprie capacità relazionali e di amore verso il bambino.
La psicoterapia congiunta ha come destinatari privilegiati i genitori con bambini da 0-3 anni, ma viene comunque organizzata con bambini fino ai 10 anni.
La psicoterapia congiunta è dedicata a quelle mamme e a quei papà che
- vogliono approfondire la relazione con il figlio;
- presentano difficoltà di relazione con il proprio bambino;
- soffrono di depressione post parto;
- presentano comunque stress e affaticamento relazionale dovuto a cause diverse;
- che, in conseguenza di una separazione coniugale, necessitano di relazionarsi meglio con il proprio figlio, in particolare per papà separati con figli piccoli che si sentono incerti o poco attrezzati nella relazione con lui.
La seduta ha cadenza settimanale o quindicinale, ha la durata di un’ora e può prevedere anche un intervento pedagogico/educativo.
Bibliografia di riferimento:
- Baradon, T., (2007) (eds.). ”La psicoterapia genitore-bambino”. Milano: Astrolabio.
- Stern, D., (2007). ”La costellazione materna. Il trattamento psicoterapeutico della coppia madre bambino.” Torino: Bollati Boringhieri.